4 consigli utili per la Gestione rifiuti, riducendo l’impatto ambientale, conferindo i rifiuti negli impianti di trattamento secondo le disposizioni
Le attività produttive generano quelli che si definiscono rifiuti speciali, la cui gestione e filiera di smaltimento è sostanzialmente diversa da quella dei rifiuti solidi urbani.
Grandi aziende, imprese costruttrici, industrie, ma anche piccole e medie imprese, artigiani o le attività del settore Ho.Re.Ca., hanno l’onere della gestione rifiuti speciali prodotti.
Ecco quattro consigli da seguire per gestire rifiuti e materiali di scarto seguendo le normative ed evitare di incorrere in sanzioni.
1 Analizzare i rifiuti speciali e individuare i codici CER di pertinenza
L’iter corretto di gestione dei rifiuti inizia dall’analisi degli stessi.
A partire dalla produzione dei rifiuti vanno individuate caratteristiche e grado di pericolosità di ognuno, da cui dipenderà l’intera filiera di gestione.
Dalla raccolta, al trasporto fino al conferimento presso gli impianti di trattamento specifici per ciascun rifiuto, è necessario prevedere per ogni tipo di rifiuto la corretta gestione, stabilita dalle normative e valida sia per i rifiuti da avviare al riciclo che per quelli destinati in discarica.
Le disposizioni condivise dall’Unione Europea regolano la classificazione dei rifiuti speciali, uniformando il trattamento per tutti i paesi dell’Unione nel rispetto e nella tutela dell’ambiente.
La Direttiva 2008/98/CE (modificata dal Regolamento 2014/1357/UE e dal Regolamento 2017/997/UE) insieme con la Decisione 2000/532/CE (modificata dalla Decisione 2001/118/CE e dalla Decisione 2014/955/UE) sono i riferimenti normativi comunitari cardine per la classificazione dei rifiuti speciali.
Non sono solo normative europee a regolare il tema, tra le norme nazionali va citato il Decreto Legislativo n. 152/2006 (modificato nel Decreto legislativo n. 116/2020) che, in particolare nella Parte Quarta, identifica le procedure di ammissibilità dei rifiuti all’interno di uno specifico impianto di recupero o smaltimento.
I criteri per individuare e quindi classificare correttamente i rifiuti sono reperibili all’interno delle “Linee guida sulla classificazione dei rifiuti”, documento del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA).
In questo documento sono riportate le istruzioni di classificazione dei rifiuti speciali, a cui va attribuito un codice CER individuato all’interno del Catalogo Europeo dei Rifiuti.
Il codice CER consiste in un indicatore che riporta informazioni relative all’attività di provenienza, alla modalità di produzione, al tipo stesso di rifiuto e alla sua eventuale pericolosità.
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2 Compilare correttamente il Registro di carico e scarico dei rifiuti
Un’altra attività che richiede particolare attenzione per adempiere alle regolamentazioni è la compilazione del Registro di carico e scarico dei rifiuti, uno dei documenti fondamentali, assieme al Formulario per l’Identificazione dei Rifiuti trasportati, per la gestione burocratica del trasporto dei rifiuti e del loro smaltimento.
Fino a quando non verranno posti in essere i decreti attuativi del nuovo sistema informativo R.E.N.T.Ri. (il modello di gestione digitale del Ministero della Transizione Ecologica che rinnoverà la tracciabilità dei dati contenuti nei formulari e nei registri digitalizzandola) la documentazione prevista è interamente cartacea.
3 Porre attenzione alla raccolta e al trasporto dei rifiuti pericolosi
La Gestione rifiuti speciali è una fase delicata, soprattutto se i rifiuti in questione sono rifiuti pericolosi.
Assieme alla classificazione e all’assegnazione dei codici CER di pertinenza, infatti, la raccolta prevede che i rifiuti siano organizzati in maniera da facilitare il recupero e ridurre al minimo l’impatto ambientale.
Tutte le operazioni di gestione dei rifiuti liquidi pericolosi in regime ADR devono essere svolte da aziende certificate, provviste delle necessarie autorizzazioni, con operatori specializzati, flotta di mezzi e strumentazioni adeguate.
4 Calcolare i tempi per lo smaltimento dei rifiuti
Come visto, gli oneri della compilazione dei registri hanno tempistiche piuttosto stringenti (10 giorni dalla produzione per i produttori). Le tempistiche di gestione dei depositi temporanei prevedono invece tempi più lunghi.
A livello normativo, è sempre il D. Lgs. 116/2020 che descrive il deposito temporaneo come il “raggruppamento dei rifiuti ai fini del trasporto degli stessi in un impianto di recupero e/o smaltimento, effettuato, prima della raccolta, ai sensi dell’art. 185 bis”.
Per quanto riguarda le tempistiche, l’attività responsabile della produzione dei rifiuti ha la possibilità di:
- inviarli presso gli appositi impianti di recupero o smaltimento ciclicamente ogni tre mesi, prescindendo dalla quantità di rifiuti prodotti;
- inviarli presso gli appositi impianti entro un anno dalla produzione dei rifiuti (solamente nel caso in cui la quantità prodotta sia inferiore ai 30 metri cubi complessivi di cui al massimo 10 ascrivibili alla categoria di rifiuti pericolosi).
Trattamento, smaltimento, recupero rifiuti e scarti industriali pericolosi e non pericolosi
30 anni di esperienza sul campo, impianti di smaltimento all’avanguardia, risorse e professionalità competenti rendono Ecodep il partner delle aziende che necessitano di gestire i propri rifiuti.
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